SEBASTIANO BURGIO nato a Siracusa il 13 novembre 1989
Secondo: Emanuele Pellegrini
Terzo: Francesco De Luisa
PREMIO LELIO LUTTAZZI 2011, A TRIESTE UNO SPETTACOLO MAGISTRALE CON I GRANDI DEL JAZZ. UN GRANDE GALA’ DELLO SWING CON LE VOCI DI CORRIDOIO, LORENZO HENGELLER E FREDDY COLT. L’EMOZIONE DI ROSSANA CASALE CHE HA PRESENTATO IL BRANO INEDITO DI LELIO LUTTAZZI, ‘NON LO SO’, LA MAESTRIA DI RITA MARCOTULLI, LE EVOLUZIONI DEL TASTIERISTA DI MILES DAVIS ADAM HOLTZAM, E LA CLASSE DI DADO MORONI, REDUCE DALLE REGISTRAZIONI DI BEVERLY HILLS CON IL BATTERISTA PETER ERSKINE.
comunicato stampa
TRIESTE – L’emozione del ricordo e l’entusiasmo della grande musica nel segno del jazz e dello swing, quindi “nel segno di Lelio”. Spettacolo magistrale ieri sera (domenica 24 luglio) in Sala Tripcovich a Trieste, dove la prima edizione del Premio Lelio Luttazzi ha celebrato la sua serata finale con il pubblico delel grandi occasioni e in compagnia di molte stelle del gotha italiano e internazionale del jazz: dalla cantante Rossana Casale al tastierista di Miles David Adam Holtzman, ai pianisti Rita Marcotulli e Dado Moroni, la prima vincitrice di grandi premi per la colonna sonora del film “Basilicata coast to coast”, e Moroni reduce dalle registrazioni del nuovo disco a Beverly Hills con il batterista Peter Erskine. Una serata di ‘all stars’, dunque, e non – lo ha chiarito subito il presentatore, Dario Salvatori, critico musicale e volto noto al pubblico televisivo – un palcoscenico di pura “commemorazione”, giacchè gli ospiti della Fondazione Luttazzi erano tutti grandi amici del Maestro, con cui avevano incrociato il percorso umano e artistico spesso condividendo progetti, idee, iniziative, e in ogni caso imparando a conoscere e amare quella vitalità sanguigna ed elegante di Lelio Luttazzi che mal si conciliava con la cupezza e la ritualità formale. Spazio alla grande musica, quindi, e a quelle magiche contaminazioni fra swing e canzoni di cui Lelio Luttazzi fu Maestro sin dagli esordi della sua carriera, quando compose – ancora sui banchi universitari – “Il giovanotto matto”, portato al successo dal cantante Ernesto Bonino: un brano che gli valse il primo compenso professionale e che soprattutto lo convinse ad intraprendere con determinazione la carriera musicale. In scena ieri sera, in Sala Tripcovich, si sono avvicendate le cover e riletture di molti pezzi intramontabili di Lelio Luttazzi, da anni divenute cavallo di battaglia dell’eclettico ensemble vocale-musicale Le Voci di Corridoio, ieri sera motore portante del concerto: da “Canto (anche se sono stonato)“ a “Vecchia america”, all’ironicissima “L’ottimista”, rivisitata con grinta dal musicista e interprete partenopeo Lorenzo Hengeller. Siparietto di alta suggestione jazz per il pianista Dado Moroni, impegnato in un tributo a Luttazzi che ha contaminato pezzi originali e omaggi ai grandi autori del jazz, e per la collega Rita Marcotulli, che ha offerto un saggio magistrale del suo eccellente pianismo. Non poteva mancare il ‘gran Sultano’ dello Swing, l’artista ligure Freddy Colt, impegnato prima al mandolino e poi al pianoforte, e neppure lo storico produttore Roberto Podio, che alla batteria ha partecipato alla rivisitazione di classici del Maestro. Un momento di vera commozione è arrivato con Rossana Casale, in trio con Luigi Bonafedeal pianoforte eRoberto Regisal sax alto e soprano, legata a Lelio Luttazzi da un progetto artistico che non ha trovato compimento, ma che ha regalato uno splendido inedito, “Non lo so”, al quale la cantante e il musicista triestino avevano lavorato alcuni anni fa a Roma. Eseguito ieri sera per la prima volta a Trieste, “Non lo so” ha incantato e coinvolto il pubblico di Sala Tripcovich, complice l’interpretazione emozionante, ed emozionata, della talentuosa vocalist. E ieri sera il Premio Luttazzi ha ufficialmente ‘incoronato’ un erede del grande Lelio: si tratta del giovane pianista siciliano Sebastiano Burgio, classe 1989, di Siracusa, vincitore della prima edizione del concorso per Giovani pianisti jazz promosso dalla Fondazione Lelio Luttazzi in collaborazione con la Casa della Musica di Trieste e con Veneto Jazz. Lo hanno premiato in diretta, ieri sera, la moglie di Lelio, Rossana Luttazzi, presidente e anima della Fondazione avviata per ricordare il Maestro, con l’assessore comunale alla Cultura Andrea Mariani. Inutile dire che il gran finale della manifestazione, in coro col pubblico della Sala Tripcovich, è stato nel segno del “Can de Trieste”, celeberrimo successo di Lelio Luttazzi, un pezzo rimasto scolpito non solo nelle classifiche dell’Hit Parade anni Settanta, ma anche e soprattutto nel cuore del grande pubblico.
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